Un sondaggio condotto negli Stati Uniti ed in Canada, intervistando circa 600 PMI, ha rivelato che circa il 60% non ha una strategia SEO e che un terzo di questi non è intenzionato a crearne una nel corso del 2022. Le restanti aziende che stanno già sfruttando una strategia SEO invece, hanno deciso di incrementare il budget a disposizione o renderla strategia prioritaria già quest’anno.
Questi dati mi lasciano senza dubbio perplesso. Soprattutto considerando il mercato del Nord America come nostro precursore, non oso immaginare la riproposizione di questo sondaggio in Italia, quante PMI non sfruttano la SEO? Un’enormità.
Le ricerche online a partire dal 2020, anno di inizio della pandemia su scala globale, sono letteralmente esplose. I comportamenti d’acquisto, la noia, le restrizioni, hanno spinto anche le persone più restie, all’utilizzo dei motori di ricerca per necessità.
Ricordate il caos causato dagli ordini online tramite i siti dei supermercati?
Ecco, queste esperienze hanno modificato le nostre abitudini ed il risultato che abbiamo ottenuto è un aumento del 40% a livello globale del traffico internet solo nel 2020.
In quell’anno è stato registrato un interesse per la SEO mai raggiunto prima. Le aziende nel panico hanno trovato un canale prezioso e incredibilmente redditizio. Chi ha promosso una strategia SEO nel 2020, ha mantenuto invariato in questi due anni il budget se non addirittura incrementato, secondo lo studio di State of SEO 2021.
Se consideriamo il fatto che nel 2022 le SERP sono nella maggior parte dei casi fortemente competitive, sembra incredibile come una percentuale così grande di piccole e medie aziende non abbia preso in considerazione il fatto di programmare una strategia SEO. Aggiungo che molte di queste non hanno neppure una strategia PPC.
Vengono fatti investimenti a volte ai limiti della casualità, come sponsorizzate su Instagram per B2B dedicati al settore metallurgico di alta precisione e vengono esclusi canali come la ricerca organica ed a pagamento.
Il vero problema sembra essere sempre più legato al ruolo del consulente digitale. Molte piccole aziende hanno bisogno di capire dove investire correttamente il budget disponibile e spesso, escludono quasi totalmente gli investimenti online dalle loro strategie di marketing, confusi dalla quantità di proposte disponibili.
La figura del consulente SEO oggi si è profondamente evoluta, deve riuscire a porsi come coordinatore delle varie figure specializzate nell’ambito del web marketing. Questa evoluzione riguarderà anche le altre figure del settore, penso ad esempio agli esperti Google Ads, costretti a seguire gli stravolgimenti della piattaforma e delle novità introdotte.
Il 2022 permetterà un cambio di passo radicale tra le PMI e la SEO?